Il Vesuvio con il suo minaccioso cratere, che misura circa 1500 metri di circonferenza, basta a scoraggiare chiunque tentasse di avvicinarsi troppo.

Il monte Vesuvio è un vulcano esplosivo attivo (attualmente in stato di quiescenza) situato in Campania nel territorio dell'omonimo parco nazionale, istituito nel 1996. È attualmente alto 1281 m. e sorge all'interno di una caldera di 4 km di diametro. La caldera rappresenta ciò che resta dell'ex edificio vulcanico (Monte Somma) dopo la grande eruzione del 79 d.C., eruzione che ha creato la caldera dove poi si è formato il Vesuvio.

Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano.

Il Vesuvio visto dal satellite

Visto da lontano, con i suoi dolci pendii e la sua plancia forma sembra creato apposta per fare di Napoli la più armoniosa città del mondo; ma basta osservarlo dall’alto per rendersi conto delle sua terribilità. “Formidabil monte sterminator vedevo” lo definì il Leopardi e infatti , come tutti i vulcani, il Vesuvio è un distruttore. Con l’unica particolarità di essere il più metodico vulcano del mondo. Da quella prima eruzione, di cui abbiamo notizia nel 79 d.c., che distrusse Ercolano e Pompei, se ne contano fino ai nostri giorni una cinquantina. L’ultima risale al 1944 dopo che il Vesuvio ha smesso di fumare.

Ma anche senza il suo pennacchio svettante è sempre un vulcano; e questo suo minaccioso cratere, che misura circa 1500 metri di circonferenza, basta a scoraggiare chiunque tentasse di avvicinarsi troppo. Ben più esteso, ma meno pericoloso del Vesuvio, è invece Il cratere del Monte Somma con i suoi 75 km. Di circonferenza lungo il quale corre la Ferrovia Circumvesuviana. Il Vesuvio, infatti, è costituito da due crateri; uno esterno e – appartenente al Monte Somma che lo circonda alla base – e uno interno, cioè il Gran Cono. Per questo il Vesuvio è un vulcano “ a recinto “. La valle da paesaggio dantesco che separa i due coni è detta “L’Atrio del Cavallo”. Un’ altra valle, ancora più paurosa, è chiamata “La Valle dell’Inferno”.

Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo. Una celebre immagine da cartolina ripresa dalla collina di Posillipo lo ha fatto entrare di diritto nell'immaginario collettivo della città di Napoli. Comunque il Vesuvio detiene un primato a livello mondiale: è il vulcano che per primo è stato studiato sistematicamente (per volontà della casa regnante dei Borbone) e anche oggi è il vulcano più monitorato e studiato.

Risale infatti al 1841 (per volontà del re Ferdinando II delle Due Sicilie) la costruzione di un Osservatorio (tuttora funzionante, anche se solo come dependance di più moderne strutture ubicate a Napoli) e si può ben dire che la vulcanologia, come vera e propria ricerca scientifica, nasce in quegli anni.

Ancora in anni più recenti, siamo ai primi decenni del XX secolo, quando gli statunitensi decisero di creare un osservatorio alle Hawaii, si rifecero all'esperienza vesuviana.

Dal 1944 non si sono più avute sue eruzioni. Pur tuttavia, essendo il vulcano considerato in stato di quiescenza, alcuni interventi legislativi hanno individuato una zona rossa comprendente 18 Comuni (quelli del Parco Nazionale del Vesuvio: Boscoreale, Boscotrecase, Ottaviano, Pollena Trocchia, Ercolano, San Giuseppe Vesuviano,San Gennaro San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Del Greco, Trecase, Massa di Somma oltre a Cercola, Pompei, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata); il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, con la collaborazione della comunità scientifica e delle autorità locali, ha predisposto un piano di emergenza che viene costantemente aggiornato. I Comuni, inoltre, mettono ciclicamente in atto delle esercitazioni di Protezione Civile al fine di preparare la popolazione all'evento dell'eruzione.
Impronte di fuggitivi nelle ceneri dell'eruzione detta delle "pomici di Avellino" (datata tra il 1880 e il 1680 a.C.)

Di recente, la Regione ha predisposto incentivi atti a favorire il decongestionamento dell'area a maggior rischio. Quest'azione degli incentivi economici però non ha avuto il risultato sperato in quanto le popolazioni dei comuni hanno mostrato resistenza a lasciare i luoghi. Infatti quasi tutti dicono che sarebbe stato meglio (invece di utilizzare i fondi per destinarli a questi incentivi di esodo) creare altre "vie di fuga" dal vulcano e istituire un ancora maggiore sistema di monitoraggio preventivo per sapere in anticipo di eventuali manifestazioni eruttive. Inoltre le popolazioni hanno richiesto modifiche sostanziali agli interventi legislativi relativi alla "zona rossa" (ad esempio la diversificazione dei vincoli tra la zona vesuviana marittima da quella della zona interna "sommana" e, ancora, la diversificazione in base alla altitudine).

Eruzioni del Vesuvio in tempi storici
.

Dopo l'eruzione del 79 - che fu l'ultima delle eruzioni "pliniane" ed anche la prima dei tempi storici-, il Vesuvio ha avuto innumerevoli eruzioni, di svariati tipi, qui sotto cronologicamente elencate:

Eruzioni esplosive
  • 203, 472, 512, 680 (o 685), 968, 999, 1680, 1682, 1685, 1689.
Eruzioni effusive
  • 1717, 1725, 1728, 1730, 1751, 1752, 1755, 1771, 1776, 1785, 1805, 1810, 1812, 1813, 1817, 1820, 1831, 1855, 1858, 1867, 1868, 1871, 1884, 1891, 1895, 1899, 1929.
Eruzioni effusivo-esplosive
  • 1036, 1068, 1078, 1139, 1631, 1649, 1660, 1694, 1698, 1707, 1714, 1723, 1737, 1761, 1767, 1779, 1794, 1822, 1834, 1839, 1850, 1861, 1872, 1906, 1944.
Eruzioni dubbie
  • 787, 991, 993, 1007, 1305, 1500.
Il Vesuvio visto da via Nazario Sauro (Napoli)

Collegamenti:

Vesuvio e Castel dell'Ovo



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