Patagonia, una terra fatta di scoperta e di incontri che ha assunto un significato evocativo e metaforico.
Patagonia è una parola preziosa che ha assunto, anche alle orecchie del più inesperto lettore, un significato evocativo e metaforico.
"Patagonia" dicevano Coleridge e Melville per significare qualcosa di estremo.
"Non c'è più che la Patagonia, la Patagonia, che si addica alla mia immensa tristezza", cantava Cendras agli inizi di questo secolo.
Metafora del viaggio in senso assoluto, dell'errare come fuga, evasione e libertà da quanto vi è di reale in questo mondo, viene scelta dai viandanti per gli scenari incantati e per la posizione estrema che occupa nel globo terrestre.
Il mondo alla fine del mondo, titolo di un celebre romanzo di Sepulveda, emblematico scrittore cileno dedito alla difesa della propria terra dai soprusi dell'uomo contemporaneo, non fa che ricordare la locazione geografica di un luogo a metà tra Cile e Argentina la cui propaggine meridionale è la ben nota Terra del Fuoco.
"Andato in Patagonia per sei mesi" è il telegramma che Chatwin mandò al Sunday Times, testata per la quale era giornalista, per rassegnare le proprie dimissioni.
Non era la prima volta che questo strano viandante in calzoncini caki, si lasciava il mondo alle spalle. L'aveva già fatto, lasciando un posto importante presso la casa d'aste Sotheby per il Sudan. Per l'Africa la partenza affrettata fu dovuta a una parziale cecità da curare.
Per la Patagonia la partenza fu, solo nel 1983, così spiegata: "Un pomeriggio dei primi anni settanta, a Parigi, andai a farevisita a Eileen Gray, architetto e designer, che a novantatré anni lavorava come niente fosse quattordici ore al giorno.
Abitava in Rue Bonaparte, e nel suo salotto era appesa una carta della Patagonia, da lei dipinta a tempera. "Ho sempre desiderato andarci" dissi. "Anch'io" fece lei. "ci vada per me". Andai. … . sei mesi dopo tornai con l'ossatura di un libro, che questa volta arrivò ad essere pubblicato". Il libro in questione era l'ormai celebre In Patagonia, diario di viaggio alla ricerca del Milodonte, con la cui pelle il piccolo Bruce si divertiva a giocare.
Racconto che si interseca con divagazioni solo apparentemente triviali di banditi, rivoluzioni, milodonti e gauchi per ritrovarsi nelle descrizioni accurate ed esaurienti di questa landa infinita.
Un luogo che non può mancare nella "geografia personale" di ognuno di noi, per alcuni fatta solamente di letture, per i più temerari un bagaglio di esperienze vissute in prima persona.
Paesaggi incantati e una natura che ancora domina sulla mano dell'uomo: sono questi gli ingredienti che faranno di un viaggio in Patagonia il viaggio alla riscoperta di noi, metafora dell'antico errare e della moderna ricerca della meta interiore.
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"Patagonia" dicevano Coleridge e Melville per significare qualcosa di estremo.
"Non c'è più che la Patagonia, la Patagonia, che si addica alla mia immensa tristezza", cantava Cendras agli inizi di questo secolo.
Metafora del viaggio in senso assoluto, dell'errare come fuga, evasione e libertà da quanto vi è di reale in questo mondo, viene scelta dai viandanti per gli scenari incantati e per la posizione estrema che occupa nel globo terrestre.
Il mondo alla fine del mondo, titolo di un celebre romanzo di Sepulveda, emblematico scrittore cileno dedito alla difesa della propria terra dai soprusi dell'uomo contemporaneo, non fa che ricordare la locazione geografica di un luogo a metà tra Cile e Argentina la cui propaggine meridionale è la ben nota Terra del Fuoco.
"Andato in Patagonia per sei mesi" è il telegramma che Chatwin mandò al Sunday Times, testata per la quale era giornalista, per rassegnare le proprie dimissioni.
Non era la prima volta che questo strano viandante in calzoncini caki, si lasciava il mondo alle spalle. L'aveva già fatto, lasciando un posto importante presso la casa d'aste Sotheby per il Sudan. Per l'Africa la partenza affrettata fu dovuta a una parziale cecità da curare.
Per la Patagonia la partenza fu, solo nel 1983, così spiegata: "Un pomeriggio dei primi anni settanta, a Parigi, andai a farevisita a Eileen Gray, architetto e designer, che a novantatré anni lavorava come niente fosse quattordici ore al giorno.
Abitava in Rue Bonaparte, e nel suo salotto era appesa una carta della Patagonia, da lei dipinta a tempera. "Ho sempre desiderato andarci" dissi. "Anch'io" fece lei. "ci vada per me". Andai. … . sei mesi dopo tornai con l'ossatura di un libro, che questa volta arrivò ad essere pubblicato". Il libro in questione era l'ormai celebre In Patagonia, diario di viaggio alla ricerca del Milodonte, con la cui pelle il piccolo Bruce si divertiva a giocare.
Racconto che si interseca con divagazioni solo apparentemente triviali di banditi, rivoluzioni, milodonti e gauchi per ritrovarsi nelle descrizioni accurate ed esaurienti di questa landa infinita.
Un luogo che non può mancare nella "geografia personale" di ognuno di noi, per alcuni fatta solamente di letture, per i più temerari un bagaglio di esperienze vissute in prima persona.
Un viaggio in Patagonia è, per chiunque lo intraprenda, un viaggio alla ricerca del proprio io. Perché se il traguardo geografico è ben noto (raggiungere l'estremo sud dove oltre non si può andare), non è altrettanto facile scoprire la propria meta interiore.
Che nel deserto patagonico appare ben più chiara che nella vita di tutti i giorni. Se non altro perché, ammesso si viaggi soli, si possono trascorrere giorni senza incontrare anima viva. E in questo caso la convivenza con noi stessi può prendere risvolti piacevoli.
Basta solamente scegliere in quale nazione atterrare e, di conseguenza, da dove iniziare il proprio percorso interiore: dall'incontro con i pinguini nell'argentina peninsula Valdes o dalla carrettera australe in terra cilena.
In entrambe i casi è sconsigliabile puntare sui pacchetti turistici in cui tutto è compreso, ed è preferibile affidarsi all'incontro con le popolazioni locali e alla loro ospitalità, oltre che ad una buona tenda. In questo modo sarà facile potersi prendere i necessari tempi di riflessione davanti alla natura che sempre diversa si manifesta.
Che nel deserto patagonico appare ben più chiara che nella vita di tutti i giorni. Se non altro perché, ammesso si viaggi soli, si possono trascorrere giorni senza incontrare anima viva. E in questo caso la convivenza con noi stessi può prendere risvolti piacevoli.
Basta solamente scegliere in quale nazione atterrare e, di conseguenza, da dove iniziare il proprio percorso interiore: dall'incontro con i pinguini nell'argentina peninsula Valdes o dalla carrettera australe in terra cilena.
In entrambe i casi è sconsigliabile puntare sui pacchetti turistici in cui tutto è compreso, ed è preferibile affidarsi all'incontro con le popolazioni locali e alla loro ospitalità, oltre che ad una buona tenda. In questo modo sarà facile potersi prendere i necessari tempi di riflessione davanti alla natura che sempre diversa si manifesta.
Questa terra è una delle poche rimaste in cui sia ancora possibile dare al viaggio il suo vero significato, fatto di scoperta e di incontri: un luogo in cui si può ancora rimediare un passaggio ai bordi della strada o un letto caldo a casa di qualcuno, in cui si può trovare chi ti racconti tutta la sua vita per il semplice gusto di aver trovato una persona disposta ad ascoltare o in cui ci si può fermare giorni interi a contemplare un laghetto.
È una terra che riesce ancora a dare un'indefinibile sensazione di libertà ai turisti non frettolosi. Ma è importante scegliere bene il percorso da fare: una lunga striscia montuosa costeggiata dai fiordi e dal mare vi farà compagnia in Cile, mentre la sconfinata Argentina è lo scenario ideale per passare dal deserto ai laghi ai ghiacciai.
Nella terra di Sepulveda, percorrendo la strada che costeggia la Cordigliera delle Ande e conduce a Punta Arenas, non vi imbatterete certamente in grossi centri abitati: i piccoli villaggi, che contano al massimo qualche centinaio di persone, sono distanziati tra loro decine e decine di chilometri, per cui sarà facile doversi accampare nella notte in qualche estancia abbandonata. La solitudine sarà però ben presto ripagata dai colori della natura, intensi e meravigliosi.
È tra le acque blu dei fiordi che la leggenda vuole continui a vagare, dalla seconda metà del XVI secolo, una nave fantasma, il Cacafuego del Capitano O'Barrey, battente bandiera inglese e in fuga dai vascelli spagnoli. C'è ancora qualche marinaio che giura di aver sentito le voci lamentose degli occupanti dell'imbarcazione, mai più ritrovati e forse per sempre perduti tra le nebbie mattutine.
Anche oggi non è raro imbattersi nelle grosse imbarcazioni a caccia di balene tra gli stretti bracci di mare: pratica troppe volte condannata dagli ambientalisti, le cui proteste rimangono purtroppo in molti casi inascoltate. Sono queste, infatti, le zone in cui le balene vengono a partorire e dove insegnano ai propri piccoli come tenere a bada i pericoli del mare, senza considerare la più grossa insidia da cui allontanarsi: la cattiveria umana. È questa che dà la caccia ai grossi cetacei che nuotano in gruppo, dotati di straordinaria intelligenza e di grossa compassione, cacciati per l'olio che dal loro grasso si riesce a ricavare.
Nel verde dei fiordi la natura farà capolino all'alba, dopo una notte durata troppo poco a causa della luce intensa del giorno che risplende fino a sera tarda, ricordandovi che è già arrivato il momento di proseguire la strada per arrivare alla prima meta del viaggio, ai confini della Terra del fuoco, Punta Arenas, 130.000 persone nella città più vivace di tutta la Patagonia.
La Patagonia argentina, nei distretti di Rio Negro, Chubut e Santa Cruz, presenta caratteristiche geografiche estremamente diverse. A partire dalla steppa desertica che si incontra nella Peninsula Valdes, riserva faunistica fatta di chilometri e chilometri di nulla ai confini tra terra e cielo.
Nei pressi dell'Atlantico la costa si anima, e sarà allora possibile osservare da una scogliera a picco sull'oceano, una piccola spiaggia colma di leoni ed elefanti marini, oppure spostarsi verso Puerto Piramides, dove a far capolino tra le onde saranno nientemeno che le balene franco-australi con i loro piccoli e i giocosi delfini. E per finire non può mancare una visita alla famosa pinguinera nei pressi di Punta Tombo, una vera e propria colonia di pinguini di Magellano, specie che vive nei posti caldi e che raggiunge questa zona per riprodursi nel periodo che va da settembre ad aprile: un vero spettacolo osservare il loro allegro zampettare in fila indiana!
Spingendosi verso sud altri scenari si imporranno al vostro sguardo: primo fra tutti il Bosco Pietrificato nei pressi di Caleta Olivia nel golfo di Comodoro, zona ricca di enormi riserve petrolifere. Il Bosco Pietrificato subì la stessa sorte che toccò alla romana Pompei, con la differenza che i soggetti interessati dall'enorme eruzione vulcanica di 150000 anni fa non furono delle persone, bensì un'intera foresta di araucaria (una sorta di conifera). La lava, unita all'azione di vento e pioggia, ha trasformato il legno degli alberi in vere e proprie rocce stratificate e multicolori nelle quali è ancora possibile individuare gli anelli millenari della sezione del tronco.
Nel percorso non possono mancare una escursione al Rio Pinturas, così chiamato perché i minerali disciolti nell'acqua fanno assumere alle rocce diverse colorazioni, e alla Cueva de Las Manos, una grotta nella quale l'antico popolo indigeno dei Tehuelches, sopravvissuto fino all'arrivo degli europei, disegnò i propri simboli e animali sacri oltre che un'enorme moltitudine di mani, probabile rito propiziatorio e di buon auspicio.
Ma lo spettacolo che rimarrà per sempre impresso ai vostri occhi e per il quale non riuscirete a trovare confronti, è quello degli immensi ghiacciai della regione di laghi, al confine tra Cile e Argentina. Il consiglio è quello di visitare per primi i ghiacciai di Uppsala e Onelli per potervi gustare maggiormente lo straordinario Perito Moreno, sul Lago Argentino. È quest'ultimo, con il suo fronte di 4 chilometri, la lunghezza di 14 e l'altezza di 70 metri, che vi lascerà a bocca aperta nel constatare di quali cose sia capace la natura.
Un ghiacciaio in continua crescita, che con il passare degli anni tende ad avvicinarsi al braccio opposto del lago (el brazo rico) formando una diga impenetrabile che non venne scalfita nemmeno dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: la pressione che ne consegue è tale da produrre uno smottamento che provoca le cosiddette "rotture", massi di ghiaccio che cadono nelle acque con immenso fragore.
È un fenomeno che si verifica ciclicamente una volta ogni quattro anni, ma che negli ultimi tempi, probabilmente in seguito all'innalzamento della temperatura del suolo terrestre, non si è manifestato.
Un ghiacciaio in continua crescita, che con il passare degli anni tende ad avvicinarsi al braccio opposto del lago (el brazo rico) formando una diga impenetrabile che non venne scalfita nemmeno dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: la pressione che ne consegue è tale da produrre uno smottamento che provoca le cosiddette "rotture", massi di ghiaccio che cadono nelle acque con immenso fragore.
È un fenomeno che si verifica ciclicamente una volta ogni quattro anni, ma che negli ultimi tempi, probabilmente in seguito all'innalzamento della temperatura del suolo terrestre, non si è manifestato.
La fine del mondo è separata dal continente americano dallo Stretto di Magellano. Anche questa terra è stata suddivisa in senso longitudinale tra gli stati di Cile e Argentina, i quali si contendono il primato della città più australe, attribuito dai cileni a Puerto William e dagli argentini a Ushuaia. Per non scontentare nessuno si può dire che mentre Puerto William è indubbiamente più a sud, conta solo duemila persone ai margini di una base navale, mentre Ushuaia, con i suoi 40.000 può essere definibile una vera e propria città.
Tierra del Fuego venne così chiamata per lo scenario che trovarono i primi esploratori, e per le loro prime impressioni: la temperatura rigida in qualunque stagione dell'anno costringeva gli abitanti ad attizzare dei piccoli fuochi per potersi scaldare, perfino nelle barche. Per il resto è una terra montuosa la cui natura selvaggia vi apparirà in tutta la sua straordinaria bellezza visitando il Parco Naturale della Terra del Fuoco: si tratta di un parco vastissimo che si getta direttamente nel mare, e all'interno del quale potrete passare dai picchi montuosi alle piccole baie sull'acqua cristallina.
Tierra del Fuego venne così chiamata per lo scenario che trovarono i primi esploratori, e per le loro prime impressioni: la temperatura rigida in qualunque stagione dell'anno costringeva gli abitanti ad attizzare dei piccoli fuochi per potersi scaldare, perfino nelle barche. Per il resto è una terra montuosa la cui natura selvaggia vi apparirà in tutta la sua straordinaria bellezza visitando il Parco Naturale della Terra del Fuoco: si tratta di un parco vastissimo che si getta direttamente nel mare, e all'interno del quale potrete passare dai picchi montuosi alle piccole baie sull'acqua cristallina.
Paesaggi incantati e una natura che ancora domina sulla mano dell'uomo: sono questi gli ingredienti che faranno di un viaggio in Patagonia il viaggio alla riscoperta di noi, metafora dell'antico errare e della moderna ricerca della meta interiore.
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