Ayers Rock, una delle maggiori attrazioni turistiche dell’Australia


Collocato nel cuore dell’entroterra australiano, nello stato del Northen Territory si trova Ayers Rock, una delle maggiori attrazioni turistiche dell’Australia. Si tratta di un enorme masso roccioso che si erge ad un’altezza tale da essere visibile a chilometri e chilometri di distanza.
Si tratta di un luogo mistico per certi aspetti, dove venire a contatto con la reale cultura e le profonde tradizioni delle popolazioni aborigene, sono infatti assolutamente numerose le leggende che raccontano la storia e la nascita di Ayers Rock, con riferimenti al mito ed alle tradizioni più antiche, questo fa di Uluru il luogo sacro agli indigeni, luogo simbolo della loro cultura e luogo di grande importanza in termini iconografici, perché simbolo di questa etnia.

La parola Uluru è il nome indigeno con il quale viene identificato il complesso roccioso, la formazione che ci si trova di fronte ha le caratteristiche di un monolito e si presenta con peculiarità assolutamente uniche e straordinarie, capaci sicuramente di affascinare ed ammaliare il visitatore, Ayers Rock presenta infatti, se la si osserva in diversi momenti della giornata, differenti colorazioni, con sfumature che possono variare dall’oro al viola, in un insieme assolutamente unico e suggestivo.
Ayers Rock si trova all’interno del Parco Nazionale Uluru Kata Tjuta, ed oltre ad essere gestito dalla popolazione degli aborigeni, con l’etnia degli Anagu, viene controllato anche dal National Park and Wildlife che, per 99 anni, a partire dal 1985, ne avrà la comproprietà ed offrirà ai visitatori l’opportunità di scalare il massiccio per raggiungere la vetta, cosa per altro non molto gradita agli aborigeni sia perché è un luogo sacro, sia per gli alti livelli di pericolosità e le difficoltà cui si può incorrere.

Nome

Uluru è il nome aborigeno originale del luogo; la parola non ha alcun significato nella lingua locale Pitjantjatjara, ma è anche un cognome comune nella zona.
Il primo non indigeno ad avvistare la formazione fu l'esploratore Ernest Giles, nell'ottobre del 1872. Vide la roccia da molto lontano, e non poté avvicinarsi oltre a causa del lago Amadeus. Giles descrisse Uluṟu come "una pietra notevole" (espressione che non fu adottata come nome, a differenza di quanto accadde alle remarkable rocks di Kangaroo Island). Il 19 luglio dell'anno successivo, William Gosse battezzò la roccia Ayers Rock in onore dell'allora Premier del Sud Australia Sir Henry Ayers.

Nel 1993 fu istituita formalmente una doppia denominazione secondo la quale sia il nome aborigeno che quello inglese erano considerati nomi ufficiali. Il 15 dicembre 1993, Uluru fu ribattezzata Ayers Rock / Uluru e divenne la prima località con doppio nome nel Northern Territory. Il 6 novembre del 2002, il nome duale fu ufficialmente rovesciato, diventando Uluru / Ayers Rock per richiesta dell'Associazione Regionale del Turismo di Alice Springs. Attualmente, il nome originale aborigeno è quello più utilizzato per indicare la roccia, mentre "Ayers Rock" è utilizzato quasi solo per indicare il vicino paese (e relativo aeroporto).

Descrizione

Uluru viene spesso definita un monolito, ma più precisamente è una parte di una formazione rocciosa monolitica molto più grande e in gran parte sotterranea [1] che comprende anche i Kata Tjuta e il Monte Connor. Uluru è alta circa 320 m, ha un diametro di circa 8 km, ed è caratterizzata da una superficie molto dura e pareti estremamente lisce a strapiombo.

Caratteristica notevole della roccia è il modo in cui essa sembra cambiare colore nelle diverse ore del giorno e nei diversi mesi dell'anno; alba e tramonto, in particolare, producono veloci variazioni di colore estremamente spettacolari (probabilmente la più grande attrazione turistica australiana). Questi effetti di colore sono dovuti a minerali come i feldspati che riflettono particolarmente la luce rossa. La roccia è costituita in larga parte di ferro e il suo colore rosso è dovuto all'ossidazione.


Vicino all'estremità ovest di Uluṟu si trova la comunità aborigena di Mutitjulu (pop. ca. 300). La popolazione locale si chiama Pitjantjatjara o Anangu (che significa "gente" in lingua Pitjantjatjara). A 17 km di distanza, appena fuori dal National Park, si trova invece il paese turistico di Yulara (pop. 3000).


A 25 km da Uluṟu si trovano i monti Kata Tjuta, letteralmente "molte teste", che fanno parte della stessa formazione rocciosa e hanno un simile colore rosso.


Uluru nella mitologia aborigena

Uluru ha un ruolo particolare nella mitologia del dreamtime ("era del sogno", o tjukurpa) delle popolazioni del luogo. In generale, il tjukurpa è un insieme di "miti di formazione", volti a spiegare le caratteristiche geografiche del territorio (pozze, montagne, caverne e così via) come "tracce" dei viaggi e delle azioni di esseri ancestrali (vissuti, appunto, nell'"epoca del sogno" che precede la memoria umana). Inoltre, gli aborigeni ritengono che questi elementi geografici mantengano per sempre l'essenza vitale e creativa degli esseri che l'hanno generata. Queste creature ancestrali sono generalmente descritti come giganti in parte umani e in parte simili ad animali o piante.


Il sito di Uluru porta i segni dell'attività di numerose creature ancestrali. La maggior parte dei miti su Uluru, sulle sue caverne, le sue pozze, le sue sorgenti, o le caratteristiche del paesaggio circostante sono segrete, e non vengono rivelate ai piranypa (i non aborigeni); solo gli elementi generali della storia della formazione di Uluṟu sono noti.

Secondo il mito, Tatji, la Lucertola Rossa, che abitava nelle pianure, giunse a to Uluru. Lanciò il suo kali (boomerang), che si piantò nella roccia. Tatji scavò la terra alla ricerca del suo kali, lasciando numerosi buchi rotondi sulla superficie della roccia. Questa parte della storia è volta a spiegare alcuni insoliti fenomeni di corrosione sulla superficie di Uluru. Non essendo riuscito a trovare il suo kali, Tatji morì in una caverna; i grossi macigni che vi si trovano oggi sono i resti del suo corpo.


Un altro mito riguarda due fratelli bellbird (un uccello australiano della famiglia dei passeri) che cacciavano un emù. L'emù fuggì verso Uluru e due uomini lucertola dalla lingua blu, Mita e Lungkata, lo uccisero e lo macellarono. (Alcuni grossi macigni nei pressi di Uluru sono interpretati come pezzi della carne dell'emù). Quando i fratelli bellbird giunsero sul posto, gli uomini lucertola diedero loro un misero pezzetto di carne, sostenendo che non c'era altro. Per vendetta, i fratelli bellbird diedero fuoco al riparo degli uomini lucertola. Questi cercarono di fuggire scalando le pareti della roccia, ma caddero e arsero vivi. Questa storia spiega i licheni grigi sulla superficie della roccia nella zona dove si sarebbe tenuto il pasto (che sono considerati traccia del fumo dell'incendio) e due macigni semi-sepolti (i resti dei due uomini lucertola).

Queste e altre storie del dreamtime sono rappresentate da numerosi dipinti rupestri lungo la superficie di Uluru. Secondo la tradizione aborigena, questi dipinti vengono frequentemente rinnovati; fra gli innumerevoli strati di pittura, i più antichi risalgono a migliaia di anni fa. Diversi luoghi lungo il perimetro di Uluru hanno valenza religiosa particolarmente forte e i turisti che li visitano sono soggetti a diversi livelli di proibizione (per esempio di non avvicinarsi a determinati luoghi o non scattare fotografie).

Scalare Uluru


Gli aborigeni hanno richiesto più volte che i turisti non scalino la roccia, sia perché si tratta di un luogo sacro nella mitologia aborigena del dreamtime, sia per motivi di sicurezza. Nel 1983, il Primo Ministro australiano Bob Hawke promise che avrebbe vietato la scalata. Tuttavia, quando il governo australiano restituì la proprietà di Uluṟu agli Anangu (il 26 ottobre 1985), furono poste le due condizioni che per 99 anni Uluṟu fosse gestita congiuntamente con l'associazione nazionale "National Parks and Wildlife" e che durante questo periodo fosse concesso ai turisti di scalare la roccia.


La scalata di Uluru è infatti un'attrazione turistica molto importante, e soprattutto molto apprezzata dai giapponesi, che costituiscono una percentuale significativa della popolazione di turisti in Australia. Sebbene nel 1964 sia stata posizionato sulla roccia un corrimano (esteso nel 1976), l'ascesa è ancora piuttosto pericolosa a causa delle superfici ripide e lisce, della fatica della scalata (che dura circa un'ora) e, almeno in alcune ore e stagioni, del rischio di insolazioni; l'attacco di cuore è fra le principali cause di morte.

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